Dalla danza della taranta allo Stabat Mater: doppio appuntamento a Gibellina

Dalla danza della taranta allo Stabat Mater: doppio appuntamento a Gibellina

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Venerdì 11 luglio 2025, il Baglio di Stefano a Gibellina (Trapani) ospita due eventi centrati sul corpo e sul dolore, due riflessioni complementari tra etnografia e drammaturgia. Alle 19.30, per la sezione #orestiadilibri, viene presentato il volume Il tarantismo mediterraneo. Una cartografia culturale di Vincenzo Santoro, pubblicato da ItineArti. Alle 21, va in scena Stabat Mater di Antonio Tarantino, con Fabrizia Sacchi, per la regia di Luca Guadagnino e Stella Savino.

Il tarantismo come fenomeno culturale
Un’indagine multidisciplinare tra danza, trance e storia

Il saggio di Vincenzo Santoro, frutto di un’indagine ampia e documentata, analizza il tarantismo come fenomeno complesso che intreccia medicina, religiosità, musica e antropologia. Non solo una patologia o un rito di guarigione, ma un campo culturale che attraversa l’Italia meridionale e il bacino del Mediterraneo. L’autore propone una cartografia che colloca il fenomeno nella sua pluralità di significati, sottolineando le connessioni tra l’esperienza estatica e le forme di resistenza popolare alla marginalizzazione.

Dal mito alla testimonianza
La sofferenza materna in scena con Stabat Mater

La seconda parte della serata è dedicata al teatro con Stabat Mater di Antonio Tarantino, nella versione in lingua napoletana curata da Stella Savino e Fabrizia Sacchi. Lo spettacolo, prodotto da Argot Produzioni con la regia condivisa di Luca Guadagnino e Savino, restituisce la vicenda di Maria Croce, donna del Sud trapiantata a Torino, madre sola e migrante, che affronta con ironia feroce e sarcasmo il dolore della perdita del figlio.

Un monologo potente e disarmante
La voce di Fabrizia Sacchi tra preghiera e denuncia


Maria Croce, interpretata da Fabrizia Sacchi, è una figura che sovverte l’iconografia tradizionale della madre dolente: irriverente, dissacrante, autentica. La scrittura di Tarantino si sviluppa in un flusso ininterrotto di parole, attraversato da errori linguistici, ripetizioni e malintesi che diventano cifra stilistica. Il testo è una liturgia laica che oscilla tra bestemmia e preghiera, tra invettiva e confessione. In scena, il corpo e la voce dell’attrice diventano veicolo di una verità emotiva cruda, che interroga lo spettatore senza concedere rassicurazioni.

Regia e costruzione scenica
Il teatro come spazio di verità scomoda

L’approccio registico di Guadagnino e Savino riduce all’essenziale la scena, puntando sull’intensità della performance e sulla forza drammaturgica. Il testo viene restituito nella sua nudità, senza filtri estetizzanti, ma con attenzione rigorosa alla musicalità della lingua e al ritmo emotivo. Il risultato è un’interpretazione che pone al centro la vulnerabilità del corpo femminile e la violenza sistemica che spesso lo colpisce.

Biglietti e accesso
Modalità di ingresso e prenotazione

Entrambi gli eventi dell’11 luglio sono accessibili tramite biglietto, acquistabile sul sito ufficiale della Fondazione Orestiadi: www.fondazioneorestiadi.it. È consigliata la prenotazione anticipata per assicurarsi il posto.

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